Il club dei marchesi del grillo (“io sò io e voi nun siete un cazzo”) si arricchisce da ieri di un nuovo e prestigioso membro, uno con cui avevo lavorato dieci anni fa e che avevo completamente rimosso, ora ricordo anche perchè.
Presenta il suo lavoro ad una platea di esperti, anche se junior, magnificandosi ogni tre minuti e attribuendosi anche ricerche geniali e dal risultato sconcertante, ad esempio quelle relativa alla curva dell’attenzione (“ho scoperto [??] che sale fino ai 40-45 minuti circa e poi comincia a scendere, e bisogna inventarsi qualcosa per farla risalire”).
Ma non mi dire.
La città svedese del celebre accordo comunitario sull’ambiente per lui è Gioteborg (ohh ggesù) e saltella nervoso con gli occhi spiritati ed iniettati di sangue per la sala mentre descrive
il suo lavoro – il lavoro di tutti quelli che gli stanno seduti di fronte – come una sorta di missione sociale eroica, nella quale si vince o si perde (e se si perde ci si va a fare una striscia di coca, si direbbe guardandolo).
Quando arriva al punto in cui racconta come la sua missione gli sia stata data direttamente da Dio sul monte Tabor, scolpita su due tavole di pietra, raduno gli appunti – pur utili, lo giuro – e vado a fare un pò di telefonate.
Dopo di lui arriva uno ancora più interessante, ma ad un certo punto dice best practais, e allora capisco che la giornata è finita.