Mi sveglio perchè ho sete. Guardo i numeri verdi sul comodino, è quasi giorno. Mi riassesto nel tentativo, sempre un pò a rischio da qualche mese a questa parte, di riprendere sonno. Sento un rumore, anzi no, un suono provenire fuori dalla finestra. Tendo l’orecchio. Ormai completamente sveglia, esco in pigiama a piedi nudi sul balcone.
Ora ho la certezza che la primavera stia per arrivare, perchè nel silenzio assoluto, irreale e buio che precede di poco l’alba, gelida in verità, un usignolo sui rami più bassi dell’abete di fronte casa modula una successione di toni deliziosa, che si staglia netta nell’aria fredda come se fosse dipinta su un vetro. Tace per pochi secondi, poi ricomincia, con una successione leggermente diversa, un pò più alta, un pò più bassa. Quando tace di nuovo, ho la netta sensazione che si stia mettendo in ascolto. La successione modulata di toni sembra un “Ci sei, amore?” “Mi senti? sono qui!” così intenso e appassionato da riempirmi gli occhi di lacrime.
Ripete il richiamo d’amore decine di volte, cambiando ramo, ma il silenzio durante le pause è scoraggiante. Io sto tremando di freddo e ho i piedi quasi blu, ma non riesco a staccarmi da questo piccolo dramma della passione. Ad un tratto, però, flebile, lontanissimo, in un altro quartiere, un richiamo uguale e contrario risponde.
Il mio usignolo lo segue, saltella su altri alberi sempre più lontani continuando a gorgheggiare, lo perdo.
Mi fiondo sotto il piumone cercando di recuperare la sensibilità degli arti inferiori.
Fuori ha cominciato a nevicare piano, ma non mi importa.
naaaaaaaaaa….
🙂
p
??
Era per dire “che bello questo post, non ci posso credere”.
P
fiuuu .. temevo fosse invece un “ma dai, ma come ti viene in testa di scrivere ‘ste scemenze?” 🙂
Beh, se avessi risposto così sarebbe stato davvero un pessimo pulpito per predicare…