Meritocrazia

Ho parlato con mia sorella, in questi giorni, di milioni di cose ma soprattutto di lavoro. Lei è stata assunta da una mulinazionale che si occupa di elaborazione e diffusione di dati finanziari, vive in una non enorme cittadina del MidWest statunitense, guadagna – al cambio di oggi – circa 1.900 euro mensili pagati bisettimanalmente, un venerdì si e uno no, con precisione anglosassone. E già questo mi fa rodere abbastanza i cosiddetti, che purtroppo non ho se non metaforicamente, come qualcuno ha avuto la bontà di riconoscere.
Ma non si tratta solo di questo. Mia sorella ha un’etica calvinista del lavoro, lavorare non le pesa, lavorare negli States era il suo sogno. Però è bello – per lei – vedere come questo sforzo venga riconosciuto. Dopo tre mesi che aveva cominciato, è stata convocata nell’ufficio del capo per ricevere un elogio formale perchè da “rilevazioni statistiche” era risultata l’impiegata con il miglior rapporto tempo/rendimento. Anche in virtù di questo, ha ricevuto il bonus di produttività (trimestrale) più alto del suo gruppo di lavoro. E’ venuto il Capo dei Capi Grand’Uff. Lup. Mann. in visita nella sua filiale e lei è stata scelta su circa 250 impiegati per mostrare i metodi di lavoro, il che significa che il Grande Capo si è seduto proprio vicino a lei per 30 lunghissimi minuti a vedere come lavorava (io ho malignato che non è stata lei ad essere scelta, in realtà tutti gli altri hanno fatto un passo indietro, ma era una malignità affettuosa 🙂
In una parola? Meritocrazia. Chi si fa il mazzo tutti i giorni, onestamente, viene premiato. Chi cerca di svicolare, no. Se mi voglio deprimere, potrei fare il confronto con la mia vita lavorativa quotidiana, nella quale tutto quello che si fa, comprese le notti, gli straordinari, i salti mortali è sempre dovuto, è sempre il minimo indispensabile, per l’immeritato compenso che mi viene corrisposto, che vorrei ricordare, è circa la metà di quello di mia sorella, ed è versato se e quando ci sono congiunzioni astrali favorevoli.

Certo, quella dove lavoro io è una piccolissima azienda, e quella di mia sorella è una multinazionale, ma se questo può giustificare i tempi dei pagamenti, e l’entità, certo non giustifica l’ATTEGGIAMENTO generale nei confronti dei collaboratori, dipendenti, schiavi, chiamateli come volete. Basterebbe poco. Un complimento alla settimana, e un incentivo economico a fronte di sforzi oggettivi e documentati, fatti peraltro nell’interesse dell’azienda.
Quasi quasi mi trasferisco all’estero anche io…

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