Con il caldo agostano che ci sfianca già ormai da un mese, la parola “ferie” inizia a serpeggiare com sempre maggiore insistenza. Inizia il più debosciato del gruppo, che gira per le stanze chiedendo: tu quando vai in ferie? La domanda è incongrua per una serie di motivi, fra il quali il principale è che la nostra piccola azienda ha negli anni adottato metodi diversi per regolare le ferie estive, che vado rapidamente a riassumere:
1. METODO MONTESSORI: nel 2001 la figlia del capo è stata incaricata di redigere un piano ferie, e ha laboriosamente svolto tale compito sfinendoci per circa due settimane con richieste a ciascuno di noi di programmi, previsioni, giorni di inizio e fine delle ferie, laboriosissime elaborazioni computerizzate, verifica degli accavallamenti (inevitabili), richieste di spostamenti dei giorni di inizio o di fine ferie (puntualmente negati), il tutto con l’obiettivo di non chiudere l’ufficio neppure un giorno. Io quell’anno sono andata 28 giorni negli Stati Uniti da mia sorella, e quindi sono stata subito esclusa dall’elenco dei probi che potevano reggere le sorti dell’azienda il giorno di Ferragosto. Siccome non c’ero, non so come sia andata a finire, e non ho mai osato chiederlo.
2. METODO KAPPLER: nel 2002, visti gli esiti deludenti della pianificazione 2001, la regola è stata: l’ufficio chiude nelle due settimane centrali di Agosto, chi può si prenda le ferie in quelle due settimane e chi non può si arrangi. Io, che non potevo, perchè il mio compagno era disponibile solo l’ultima settimana di Agosto, mi sono offerta di andare lo stesso in ufficio anche a Ferragosto (anche per recuperare il 2001), ma mi è stato negato, forse pensando che avrei approfittato della solitudine per organizzare dei pigiama party fra le fotocopiatrici o per trafugare i pacchetti di punti per le spillatrici. Ah, è così? E allora, approfittando della mia invidiabile situazione di co.co.co. (ricordate? niente diritti, niente doveri), ho preso TRE settimane di ferie: le due dell’ufficio più la mia, personale. Nessuno ha osato dirmi nulla.
3. il 2003 è ancora avvolto nelle nebbie dell’inconosciuto. Come sempre, deciderò all’ultimo secondo, il last minute praticamente l’ho inventato io. Ad onore e merito del mio datore di lavoro, il pater familias che tutti vorremmo avere, e di cui parlerò diffusamente un altro giorno, va detto che, anche se con evidenti spasmi muscolari al momento della firma dei bonifici e con principi di torcimenti di budella, le ferie mi sono sempre state pagate, anche se come è noto le ferie pagate non rientrano fra i diritti dei co.co.co. Vi terrò aggiornati!