29 Febbraio, 2008

Una banale giornata di lavoro. Qualche incazzatura, perchè si cerca di prendermi per i fondelli. Qualche soddisfazione, come ogni giorno. La presentazione della lettera al Presidente per essere stabilizzati. Me lo ricorderò, che era il 29 Febbraio?
Nel 2004 era domenica, nel mio diario ho annotato che ho passato la giornata a cucinare e a cercare di digerire quello che avevo cucinato. Pantani era morto da 15 giorni e ancora nessuno se lo era scordato. Mi ricordo perfettamente dove ero, il monolocale con soggiorno e angolo cottura dove contavo giorni inutili, inutili sia i giorni che passavano sia il conteggio che ne facevo. Ricordo con grande chiarezza quanto ero infelice, anche se non lo sapevo, anche se il peggio doveva ancora arrivare.
Nel 2000, ho un buco. Nessuna annotazione, niente di niente, chissà dove l’ho scritto. Ma che potevo star facendo? lavoravo, come un mulo, all’epoca. Tanta fatica e pochi soldi, e la soddisfazione di aver fatto bene qualcosa bisognava raccontarsela da soli, che nessuno ti diceva niente. Oddio, non che oggi sia diverso, talvolta non c’è manco la soddisfazione.
Nel 1996, altra comune e banale giornata di lavoro, diversissima da questa, che ho scrupolosamente annotato nell’agenda di allora. E’ buffo, ignoro totalmente, a rileggerle oggi, chi siano le persone che ho nominato in quell’appunto. Ricordo solo che si trattava del progetto di una fontana, che adesso fa bella mostra di sè (vabbè, bella, carina, diciamo) in una piazza centralissima della città.

Nel 1992, ero a Firenze, ospite di un’amica che aveva casa a Piazza Santa Maria Novella, 2. Praticamente aprivi le finestre e ti trovavi in faccia una delle chiese più belle del mondo, e a me pareva un miracolo. Mi sono svegliata presto, mi sono vestita e sono uscita a spasso per Firenze la mattina presto, una mattina di quasi primavera, un pò umida, un pò fredda ma col sole. Ricordo bene la sensazione di totale libertà, il meraviglioso straniamento di fare la turista senza esserlo veramente. Ero senza una lira in tasca, quasi letteralmente, eppure ero – forse – più felice, mi pareva che tutto dovesse ancora succedere.
Infatti.