Precariopride

Ridotta in stato catatonico da ben 5 ore passate davanti al pc a fare le quattro operazioni con dati numerici di tutti i Comuni della mia regione, che è piccolissima e praticamente disabitata, però annovera al suo interno ben 110 Comuni, che li possino, sono andata dal capo a dirgli che, bando o non bando, dopodomani non ci sarò.

Mia sorella torna a casa dagli States per una sola fetente settimana per il suo compleanno, non la vedo dal 24 Agosto 2002, VOGLIO andare a prenderla all’aereoporto, i miei sono vecchierelli e non voglio mandarli da soli.
E’ scattato subito il ricatto. “Hai finito quel tal lavoro?” “Hai finito quel talaltro lavoro? Se quando te li chiederò non saranno pronti mi incazzerò come una iena, con te e con quegli altri due” (i miei compagni di sventurato team, N.d.A.) Per la cronaca: si tratta di cose non urgentissime, la cui importanza ho ben presente, che lui stesso non ricorda di dover fare fino a che io non faccio mostra di voler approfittare della famosa mancanza di doveri, e volermi sottrarre al giogo per si e no mezza giornata. Alla fine non dice niente, perchè non può, però ormai ha sovraccaricato il mio ipersensibile senso di colpa come un somaro, e già so che giovedì farò quello che devo fare con un buco nello stomaco grosso così, precipitandomi per tornare al lavoro in tempo utile.
Eccheccazzo.

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